Con il termine malattie infiammatorie croniche intestinali (M.I.C.I.) i medici definiscono un gruppo di malattie croniche infiammatorie che colpiscono tutto l’apparato digerente e non solo per indicare quelle che riguardano l’intestino infiammato.
Il corrispondente termine inglese è Inflammatory Bowel Disease, da cui deriva la sigla I.B.D. usato come equivalete di M.I.C.I, o in ambito ospedaliro, usata da medici e pazienti anche per indicare le cosiddette “IBD Unit”, ovvero reparti particolarmente dedicati alla loro diagnosi e cura.
MICI IBD di cosa si tratta?
Si tratta di un gruppo e non di una singola malattia.
Alcuni studiosi fanno rientrare in questo gruppo alcune forme poco frequenti, come la colite microscopica e l’esofagite eosinofila, ma quelle principali sono due: la Malattia di Crohn e la Colite ulcerosa.
Per comprendere la natura di queste malattie, si può già fare riferimento al loro lungo nome, ogni singolo termine implica molte delle principali caratteristiche che influenzano il loro decorso e il vissuto dei pazienti.
Sono infatti malattie croniche, a indicare che una volta fatta accuratamente la diagnosi, questa rimane come una etichetta per tutta la vita del paziente. Questo deriva purtroppo dal fatto che non sono state ancora scoperte le cause di queste malattie. Pertanto, l’obiettivo delle terapie non può essere quello di eliminarle (ovvero “guarirle per sempre”) ma di tenerle spente il più a lungo possibile.
Nonostante questa caratteristica invalidante da un punto di vista psicologico e sociale, va detto tuttavia che il decorso di ogni paziente è assolutamente variabile, facendo storia a sé.
La maggior parte dei pazienti presenta infatti un decorso indolente e una qualità di vita sovrapponibile alla popolazione sana, altri invece presentano frequenti attacchi (definiti “recidive”) e complicanze di malattia. Ne deriva l’importanza di un continuo monitoraggio mediante visite mediche ed esami periodici e la necessità di una terapia da assumere continuativamente, mirata a spegnere e mantenere spenta la malattia.
La seconda caratteristica è l’infiammazione o flogosi.
Non si tratta quindi di malattie infettive (a meno che non lo dimostrino studi futuri) né tanto meno direttamente neoplastiche, ma di malattie dove l’infiammazione è il risultato di un disturbo del sistema immunitario, ovvero di quell’insieme di cellule e mediatori vari che normalmente ci difende da pericoli esterni come microbi, tossine o tumori.
Normalmente il sistema immunitario torna “a riposo” una volta compiuto il suo lavoro di protezione; nelle IBD invece continua a lavorare e a lavorare male. Pertanto, quelle cellule e quei mediatori dell’infiammazione sono cronicamente e ricorrentemente attivati.
Il risultato di questa iperattivazione, apparentemente fine a se stessa in quanto non si sa da cosa sia stimolata, è la lesione del tratto intestinale colpito, sotto forma di erosioni, ulcere, arrossamenti della mucosa o rigonfiamenti della parete intestinale, fino ad avere complicanze quali restringimenti dell’intestino, fistole e ascessi.
La terza caratteristica è il coinvolgimento principalmente del tutto il tubo digerente (dalla bocca all’ano). Sotto questo aspetto, esistono delle differenze tra malattia di Crohn e colite ulcerosa.
La Malattia di Crohn “MC” è infatti in grado di colpire tutto il tubo digerente, “dalla bocca all’ano”. Inoltre, le lesioni che produce sono tipicamente “a salto”, ovvero si alternano a zone assolutamente normali. Pur potendo colpire qualsiasi tratto del tubo digerente, le sedi più frequenti sono l’ultima parte del piccolo intestino (chiamata ileo terminale) e/o il quella del colon. Infine, la malattia di Crohn colpisce tutto lo spessore della parete intestinale, quindi tutti gli strati di cui questa è composta (mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa).
La Colite Ulcerosa “CU”, invece, colpisce di solito solo il grosso intestino, ovvero colon e retto. L’infiammazione è limitata alla mucosa, ovvero allo strato più superficiale della parete intestinale. Inoltre, anziché “a salto”, interessa la mucosa in modo omogeneo e continuativo, partendo dal retto in tutti i casi e potendosi estendere in tutto il restante colon. Con Rettocolite Ulcerosa “RCU” si intende quando l’infiammazione intestinale non colpisce solo il grosso intestino “il colon”, ma colpisce primariamente il retto.
Diagniosi di IBD
Queste caratteristiche consentono di distinguere le due principali malattie e di porre una diagnosi sulla base dell’analisi di studi endoscopici ed istologici attuati tramite la biopsia dell’intestino in corso di ileocolonscopia. Nel 15% dei casi, tuttavia, pur arrivando ad inquadrare il problema del paziente sotto il nome di malattia infiammatoria cronica intestinale, non si riesce a individuarne lo specifico sottotipo e quindi a distinguere tra alattia di Crohn MC e Colite Ulcerosa CU.
In questi casi si usa il termine di malattia infiammatoria cronica non classificata, in attesa che il successivo decorso del paziente mostri nuove caratteristiche che orientino definitivamente la diagnosi.
Quali sono i sintomi delle MICI / IBD?
L’interessamento principalmente intestinale influenza il tipo di sintomi che il paziente affetto da IBD presenta. Si tratterà ovviamente di sintomi legati alle funzioni di digestione, assorbimento e smaltimento svolte normalmente dal tubo digerente.
Si è detto che ileo e colon-retto sono i segmenti intestinali più spesso coinvolti e siccome questi sono siti intestinali preposti soprattutto alle funzioni di assorbimento di alcuni nutrienti e di smaltimento delle feci, si può ben comprendere come i sintomi più frequenti siano diarrea (soprattutto notturna) e calo di peso, oltre a sintomi come il sanguinamento (legato alle ferite della mucosa) e febbre o stanchezza (legati all’infiammazione di base).
Può essere presente anche il dolore addominale, soprattutto nella malattia di Crohn e, quando il retto è molto infiammato, anche l’urgenza, il tenesmo (sensazione di non essersi scaricati completamente) e l’incontinenza fecale.
Va detto che si tratta di sintomi di per sé aspecifici, soprattutto la diarrea ed il dolore addominale, che spesso vengono attribuiti inizialmente ad altri problemi. Sarà la presenza di altri campanelli di allarme (come il sanguinamento o la febbre o il calo di peso ingiustificato) ad attirare l’attenzione del medico per iniziare un approfondimento diagnostico.
Si è detto che il tubo digerente è la sede principalmente colpita nelle IBD, ma non esclusiva in quanto alcuni pazienti presentano, come conseguenza della stessa malattia intestinale, le cosiddette manifestazioni extraintestinali, ovvero il coinvolgimento di altri organi, distanti dall’intestino. Questi sono soprattutto le articolazioni, la cute, gli occhi e le vie biliari.
Una conseguenza di questa possibilità è la gestione necessariamente multispecialistica di queste malattie, dove il gastroenterologo viene supportato e affiancato da altri specialisti come il reumatologo, il dermatologo e l’oculista, oltre ad anatomopatologo e chirurgo necessari per la diagnosi e la cura delle complicanze.
Terapie nelle MICI / IBD
Le terapie non invasive, utilizzate per il trattamento delle MICI, sono principalmente mirate a spegnere l’infiammazione intestinale, attraverso vari tipi di farmaci, che mirano all’inibizione dei fattori coinvolti nell’attivazione e mantenimento della catena infiammatoria.
Tra i farmaci più coinvolti, citamo: anti-infiammatorio steroidei e salicilici, immunosoppressori e immuno modulatori, farmaci biologici (anticorpi monoclonali), altri farmaci sperimentali.
In casi particolari, quando i farmaci non danno risultati terapeutici apprezzabili, si ricorre all’intervento chirurgico di colectomia totale.