La terapia delle MICI si avvale di vari farmaci, scelti a seconda dei sintomi del paziente, della fase di attivita’ della malattia e di alcune caratteristiche cliniche, come la sede e l’estensione delle lesioni, la risposta alla precedente terapia e lo sviluppo di complicanze intestinali ed extraintestinali.
Altro fattore, che viene tenuto in considerazione per quanto riguarda la Malatia di Crohn, è rappresentato da intervento chirurgico a cui il paziente è stato sottoposto durante la sua storia clinica.
In breve, quando la malattia è attiva, l’obiettivo è di spegnerla, ovvero di riportarla allo stato di remissione sia clinicamente (sintomatologia del paziente), sia laboratoristicamente (esami del sangue e calprotectina fecale), sia a livello strumentale (endoscopia, ecografia, radiologia); quando invece non è attiva, l’obiettivo è di mantenerla spenta, quiescente.
Esistono molti farmaci per il trattamento delle MICI ?
Alcuni sono dei semplici farmaci sintomatici generici (antidiarroici come la colestiramina, antidolorifici come il paracetamolo), altri sono farmaci specifici, mirati a controllare l’infiammazione che caratterizza queste malattie.
La caratteristica di questi farmaci è quella di modulare il sistema immunitario, che in queste malattie risulta disregolato e spesso iperattivo.
Esistono vari meccanismi d’azione e quindi vari farmaci:
- cortisonici
- salicilati: mesalazina, salazopirina, mesalazina MMX
- immunosoppressori: azatioprina, 6-mercaptopurina, methotrexate
- biologici: infliximab, adalimumab, golimumab, biosimilari, vedolizumab
- antibiotici
Vari farmaci vengono assunti per bocca, alcuni per via endovenosa o sottocutanea, altri per clisma/schiuma rettale o come supposta.
La terapia è spesso prolungata e richiede periodici monitoraggi clinici e con esami del sangue.
Se i farmaci non funzionano
Nei casi di malattia severa non responsiva ai farmaci (soprattutto nella Colite Ulcerosa) o in presenza di complicanze (es. stenosi intestinali nella Malattia di Crohn), la terapia può essere chirurgica.
In particolare nella Colite Ulcerosa, l'intervento chirurgico è sostanzialmente risolutivo poiché porta via l'intero colon, unica sede di malattia. In questo caso, a meno di controindicazioni varie, al giorno d'oggi, si costruisce al posto del colon rimosso, un serbatoio ileale detto "pouch" che funziona come un nuovo retto, mantenendo il regolare transito intestinale ed eliminando la necessità di creare un nuovo ano sull'addome del paziente (sacchetto per stomia).
Nella Malattia di Crohn, l'intervento chirurgico viene eseguito tendenzialmente in maniera conservativa, cercando di portar via, quando necessario, solo il tratto di intestino interessato dalla malattia attiva e mantenendo quanto più possibile la lunghezza originale dell'intestino stesso.
Ciò poiché purtroppo, la storia naturale della Malattia di Crohn spesso porta il paziente ad essere sottoposto a diversi interventi chirurgici.
In entrambe le MICI l'intervento chirurgico puà essere eseguito con tecnica laparoscopica (senza aprire l'addome) o con tecnica laparotomica (aprendo l'addome "a cielo aperto"). La scelta viene fatta del chirurgo operatore in base alle caratteristiche della malattia, del paziente e alla propria esperienza.
Altra applicazione chirurgica si trova nella malattia perianale che può complicare le MICI e che non si risolve con la terapia medica.