Alimenti e dieta per il Morbo di Crohn

Quali sono gli alimenti giusti e gli alimenti da evitare in una corretta dieta per i soggetti affetti dalla Malattia di Crohn? La dieta e quindi l’alimentazione sono argomenti di grande interesse e importanza in questa patologia, approfondiamolo insieme.

I pazienti usano una serie di strategie dietetiche nel tentativo di modificare l’andamento della malattia sottostante, nel prevenire le recidive e in particolar modo nel tentativo di dare sollievo ai sintomi nella fase acuta di flogosi intestinale.

L’esatto meccanismo responsabile dello sviluppo della malattia è sconosciuto.

Nonostante ciò, ci sono sempre più evidenze che la dieta giochi un ruolo chiave nella patogenesi.

Molti pazienti interrogati sulla probabile causa responsabile della malattia imputano la colpa al regime alimentare.

Nella letteratura scientifica si evince come l’interazione fra la dieta e i microbi, in una persona suscettibile, potrebbe predisporre allo sviluppo della flogosi dell’intestino.

Un’alterazione della barriera intestinale porterebbe a uno stato di disbiosi e al contatto tra batteri e fattori provenienti dall’ambiente esterno con il sistema immunitario, causando in tal modo uno stato pro-infiammatorio e un’alterata risposta dell’organismo.

Diversi studi hanno dimostrato che un’alimentazione di tipo occidentale potrebbe facilitare l’insorgenza del Morbo di Crohn.

Questa patologia è tipica dei paesi ricchi, ma negli ultimi anni si è assistito a un aumento d’incidenza anche negli stati in via di sviluppo.

I migranti di paesi a bassa incidenza dopo il trasferimento sviluppano la malattia con la stessa frequenza degli abitanti del paese d'adozione.

L’incidenza della Malattia di Crohn sembra aumentare più velocemente rispetto a quella della Colite Ulcerosa.

Negli ultimi anni sono stati condotti vari studi nel tentativo di identificare i cibi responsabili dello sviluppo e dell’aggravamento della patologia.

Si è potuto notare che c’è un rischio aumentato nelle persone che consumano cibo proveniente da fast food almeno due volte la settimana.

Con alimentazione di tipo occidentale s’intende il consumo di carboidrati raffinati, grassi, proteine animali e bevande zuccherate, basso consumo di fibre.

Al contempo invece una dieta che predilige l’uso di frutta e verdura, olio di oliva, pesce, frutta secca e cereali, ridurrebbe il rischio delle malattie infiammatorie croniche pediatriche e in particolare della malattia di Crohn.

I problemi nutrizionali si possono presentare in tutte le fasi sia in remissione sia durante le fasi di malattia attiva.

L’interessamento delle anse intestinali, tipico di questa patologia, condurrebbe al malassorbimento, responsabile, insieme al ridotto introito calorico, del deficit di micro-macro nutrienti, del calo ponderale e dell’osteoporosi.

 

Dieta Morbo di Crohn fase acuta

Modifiche alimentari sono compiute durante le fasi acute di malattia, nel tentativo di agire come sintomatici e per non aggravare la situazione clinica.

Alcuni di questi cambiamenti si sono dimostrati efficaci, anche se siamo lontani dall’avere delle linee guida di riferimento precise.

La dieta a basso residuo (povera di fibre) è raccomandata soprattutto nelle fasi acute di malattia, specialmente nei pazienti con Malattia di Crohn complicata da stenosi.

Anche se nella pratica clinica è prescritta per brevi periodi, spesso è seguita dai pazienti per periodi molto lunghi.

Una dieta a basso residuo di fibre, prevede la non assunzione dei cereali integrali, di frutta, verdura e di legumi, ma possono essere assunte le banane e le patate.

Nei pazienti con il Crohn in fase attiva severa, può essere utilizzata la nutrizione enterale totale, un tipo di alimentazione che può essere somministrata tramite sondino naso-gastrico e per bocca.

Generalmente è offerta in due forme, sebbene spesso non sia molto gradita dai pazienti, data la scarsa palatabilità.

La prima, come dieta elementare, contenente nutrienti in forma semplice, che non richiedono nessun processo digestivo prima dell’assorbimento; la seconda, come dieta polimerica, più gradita ai pazienti.

Generalmente questa tipologia è indicata per i pazienti malnutriti è inoltre, la terapia cardine nei pazienti pediatrici, si è dimostrata equiparabile se non superiore alla terapia steroidea.

Secondo le linee guida potrebbe essere un’opzione in parallelo alla terapia farmacologica per indurre la remissione in un gruppo ben preciso di pazienti selezionati.

In passato è stato considerato come opzione terapeutica il riposo intestinale totale con una nutrizione completamente endovenosa, l’intento era la correzione dei deficit nutrizionali e la rimozione degli stimoli antigenici.

Questo tipo di nutrizione è gravata, però da costi superiori rispetto l’alimentazione per bocca e da un maggior rischio di complicanze infettive.

Nonostante ciò un ristretto gruppo di pazienti, afferenti alla chirurgia, perché portatori di fistole complicate, potrebbero avere giovamento da quest’opzione.

Nell’ultimo periodo, è diventata popolare tra i pazienti con Morbo di Crohn, la paleo-dieta, che prevede l’assunzione di carne proveniente da animali alimentati con fieno, pesce selvatico, frutta, verdura, frutta secca e grassi saturi, evitando al contempo tutti i cibi raffinati e altamente processati. Non c’è raccomandazione al suo impiego non essendoci evidenze scientifiche sulla sua efficacia.

Il deficit di vitamina D è comune nei pazienti affetti da MICI soprattutto in quelli con Malattia di Crohn.

Si è visto che un ridotto livello di questa vitamina potrebbe portare a una malattia infiammatoria più severa.

I pazienti con valori più elevati di Vitamina D avevano, infatti, un minor rischio di incorrere nella chirurgia.

La concentrazione ottimale nei pazienti con MICI rimane sconosciuta, anche se si è visto che adeguati valori nel sangue portano a un beneficio per l’attività di malattia, migliorano il benessere dell’osso, prevengono il cancro del colon-retto e alleviano la depressione.

 

I giusti alimenti per il Morbo di Crohn

Durante le fasi di remissione la giusta dieta per questa patologia, prevedrebbe il consumo di:

 

  • pesce,
  • pollame,
  • fibre solubili come avena, carote, pera, mela, tuberi (patate, topinambur, manioca, patata dolce),
  • olio d’oliva,
  • grassi non idrogenati.

 

Se tollerate potrebbero essere assunte moderate quantità di fibre insolubili come cereali integrali e riso integrale, frutta secca e semi.

 

Cibi da evitare nella Malattia di Crohn

Da evitare, o comunque assumere in quantità limitate sono:

 

  • le carni rosse (maiale, manzo, agnello),
  • le carni grasse e affumicate, lavorate come i salumi,
  • le bevande zuccherate e gassate,
  • frutta e verdure cruda,
  • legumi,
  • i succhi,
  • i dolci industriali contenenti additivi e conservanti,
  • gli alimenti altamente processati (merendine, biscotti, fritture),
  • gli olii di semi,
  • le margarine,
  • alimenti fritti,
  • il cibo da fast food,
  • latte latticini, lattosio,
  • i cibi elaborati, conservati, piccanti e speziati (peperoncino, curry, pepe, zenzero, aglio e cipolla),
  • alcolici e caffé.

 

Negli ultimi anni parallelamente al consumo di notevoli quantità di cibo altamente elaborato, si è assistito al notevole incremento dell’introito di fruttosio.

Risale agli anni ’80-‘90 la scoperta degli effetti sul sistema gastrointestinale del consumo di carboidrati fermentabili non completamente assorbibili (FODMAPs).

Questi includono i frutto-oligosaccaridi (cereali, cipolle, legumi), lattosio (latte e prodotti caseari), fruttosio (mele e molti tipi di frutta, verdura e nel miele), galattani (legumi), sorbitolo (dolcificanti artificiali, frutta con osso).

I FODMAPs sono assorbiti poco dal piccolo intestino.

Grazie alla loro dimensione e all’effetto osmotico, richiamano acqua nel tenue e nel colon, inoltre vengono fermentati dai batteri presenti producendo notevoli quantità di gas (responsabile del meteorismo e del gonfiore addominale).

Spesso i pazienti con MICI, in particolare quelli affetti da Malattia di Crohn manifestano sintomi compatibili con l’Intestino Irritabile (IBS).

Si è visto che i pazienti che assumono una dieta a basso contenuto di FODMAPs hanno una miglior tolleranza ai sintomi intestinali.

Pertanto, questo regime dietetico potrebbe essere una buona scelta terapeutica da accompagnarsi alla terapia medica.